lavoro e inclusione

 

L’intervento della Consigliera regionale Francesca Marchetti, svolto in aula il 28 luglio 2015) avente per oggetto: Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Disciplina a sostegno dell’inserimento lavorativo e dell’inclusione sociale delle persone in condizione di fragilità e vulnerabilità, attraverso l’integrazione tra i servizi pubblici del lavoro, sociali e sanitari»

 

MARCHETTI Francesca, relatrice:

Grazie, presidente.

Questo provvedimento si inserisce in un contesto che vede nel perdurare della crisi di questi ultimi anni un alto numero di lavoratori espulsi o a rischio di espulsione dal mercato del lavoro e quindi ha imposto alla nostra amministrazione regionale la messa in campo di politiche attive del lavoro in sinergia con il rafforzamento di interventi di natura sociale per far fronte quindi ai conseguenti processi di vulnerabilizzazione sociale che queste nuove dinamiche della disoccupazione comportano. Non è un caso infatti che il provvedimento nasce dalla collaborazione del lavoro di quattro Assessorati. La presente proposta di legge rappresenta quindi uno degli strumenti di cui la Regione intende dotarsi per sostenere le persone che si trovano in una condizione, anche solo temporanea, di fragilità derivanti dall’essere disoccupati o inoccupati e contemporaneamente di difficoltà di natura sociale o sanitaria nella convinzione – l’ha richiamato più volte anche l’Assessore – che il lavoro sia il più potente strumento di inclusione sociale. È evidente come la situazione degli ultimi anni abbia ampliato la platea dei soggetti a rischio di vulnerabilità sociale e che l’avere o non avere il lavoro spesso è il discrimine perché tale fragilità evolva in negativo o in positivo e spesso è l’elemento che permette di non cronicizzare tale situazione. In ultima analisi nella vita di ognuno di noi uno dei fattori principali che ci definisce è proprio il lavoro, per la capacità di prendersi cura, parzialmente o totalmente di noi stessi, per la dignità personale che ci conferisce, per l’opportunità di esprimere le nostre potenzialità e per la possibilità di farci partecipare, per quanto è possibile, a seconda delle potenzialità di ognuno, alla vita della comunità. Ecco che cercare di creare una connessione tra inclusione sociale e lavoro significa dare una risposta non solo in termini assistenzialistici ma di richiamare e rilanciare una responsabilità collettiva. L’obiettivo del provvedimento è quello quindi di incrociare una molteplicità di soggetti; quasi duecentomila persone costituiscono la platea dei potenziali destinatari degli interventi contenuti nel progetto di legge. Soggetti che non sono quelli codificati da una certificazione, definiti cioè dalla legge 68 della disabilità o la 381 della marginalità, ma coloro che hanno nella condizione di temporaneità di disagio la possibilità di evolvere anche da questa situazione e che si auspica possa uscirne. Per una società regionale inclusiva occorre quindi evitare in via prioritaria che fenomeni temporanei nella vita delle persone evolvano i rischi di marginalità sociale. Ecco quindi che al centro dell’attenzione vogliamo mettere chi vive una problematica inerente al lavoro ma anche coloro che nella dimensione sociale e/o sanitaria vivono una difficoltà e la cui inclusione sociale e autonomia è perseguita attraverso il lavoro. Ciò in un’ottica non più di parcellizzazione e iper specializzazione degli interventi ma di un’integrazione metodologica e operativa con l’obiettivo dichiarato di porre al centro la persona e il suo benessere sociale e crediamo che quando al centro c’è la persona non si sbagli mai. L’elemento che qualifica la proposta è proprio l’integrazione tra i servizi che consente di considerare l’utente in condizioni di fragilità nella sua interezza, di predisporre un programma personalizzato e integrato, di ridurre i rinvii dell’utente da un servizio all’altro eliminando le eventuali sovrapposizioni tra gli enti e ottimizzando l’utilizzo efficiente delle risorse. Un esempio importante quindi di cosa intendiamo per politiche di nuova generazione fondate sull’integrazione non solo delle risorse e degli interventi ma anche dei diversi servizi che operano sul territorio, cercando di diventare più tempestivi ed efficaci nelle risposte. Il progetto di legge inoltre risulta in sintonia anche con l’agenda sociale Europa 2020 e ricordo che circa 20 milioni all’anno proverranno proprio dal fondo sociale europeo, a cui si sommeranno le risorse dedicate alla disabilità e al sociale, e che pone tra i suoi obiettivi anche l’incremento dell’occupazione proprio delle persone maggiormente vulnerabili attraverso la realizzazione di interventi di presa in carico multidimensionale. A chi ritiene quindi che con questa legge di fatto non cambi nulla, dico quindi che non coglie il carattere innovativo di questo provvedimento, che sfida soprattutto quell’idea di autoreferenzialità che alle volte caratterizza i singoli servizi in quanto prevede che i servizi stessi superino i confini istituzionali e impongono una logica di sistema che connetta e valorizzi i contributi di numerosi e diversificati attori, dai servizi sociali, sanitari, ai servizi per l’impiego, a nuovi patti con le imprese, le aziende, il privato sociale e le associazioni. In sostanza, con questo provvedimento, andiamo a istituzionalizzare un metodo di approccio integrato frutto di un percorso di confronto e ascolto soprattutto con le migliori esperienze di progettazione individualizzata e di collaborazione che nei diversi ambiti territoriali sono state concretamente realizzate nella nostra regione. Si è cercato di lavorare in quell’ottica delineata da tempo da Canevaro quando afferma che abbiamo bisogno di leggere non ciò che manca ma di capire quali sono i punti vivi per poter costruire un progetto comune che faccia una diagnosi in avanti. All’interno dei contenuti della legge ho già detto che è uno dei principi fondanti all’integrazione tra i servizi, ma credo che sia importante rilevare un altro aspetto e cioè che l’ambito territoriale in cui si esercita l’integrazione sono i distretti socio-sanitari rispetto ai quali la Regione potrà ridefinire il perimetro di intervento dei centri per l’impiego, come è definito all’articolo 7. La base distrettuale rappresenta una scelta precisa di dare cioè centralità al territorio, che è il primo che si pone di fronte ai bisogni all’interno di una cornice di programmazione regionale. Infine credo che un altro aspetto che sia importante sottolineare, perché per i non addetti ai lavori può non essere così chiaro, è che i destinatari non hanno accesso diretto alla prestazione ma sono già persone seguite dai servizi tramite i servizi di primo livello. Il progetto di legge prevede inoltre un altro aspetto molto innovativo che l’intervento è la costituzione di un’equipe multi professionale, come sancito dall’articolo 11, di cui fanno parte operatori dei centri per l’impiego, i servizi sociali del Comune e del servizio sanitario delle ASL che, sulla base di una valutazione del profilo di fragilità delle persone, progettano interventi personalizzati finalizzati all’inserimento lavorativo. Un programma quindi di accompagnamento di carattere formativo che prevede all’articolo 13 una responsabilizzazione del soggetto che stipula un patto con l’equipe, prende degli impegni che, se non rispettati, può comportare la decadenza dalla fruizione del servizio. Il responsabile dell’equipe individuato poi è all’interno dell’equipe multi professionale svolge una funzione importante, cioè di coordinamento garantendo la continuità con gli interventi programmati e di gestire i rapporti con gli interlocutori esterni e l’ambiente entro cui verrà inserito a livello lavorativo. Ecco allora che l’efficacia dell’integrazione dei servizi che si articola in ambito distrettuale ha bisogno anche di nuove competenze gestionali e professionali dei responsabili e degli operatori che la Regione si farà carico di promuovere attraverso azioni di formazione. In ultima analisi, nel Titolo III viene descritto un aspetto importante, cioè la filiera di tutti gli strumenti disponibili oggi e che anche immaginiamo possano consentire l’incontro col lavoro anche in un’ottica nuova di quando parliamo di inclusione sociale, e penso alle start-up di impresa ad esempio di soggetti psichiatrici già sperimentati a livello regionale, e che viene messo in rilievo anche l’utilizzo e come strumento quello dei tirocini, di cui questa legge introduce una nuova tipologia. Si tratta del tirocinio quello definito D, di orientamento, formazione e inserimento o reinserimento finalizzato al rafforzamento dell’autonomia delle persone, alla loro riabilitazione e inclusione, la cui indennità sarà finanziata anche da risorse regionali e, come dicevo, dal fondo sociale europeo. La finalità di questo tirocinio ci preme però rilevare  pone l’accento non su una qualifica professionale ma sull’acquisizione di abilità all’interno delle finalità terapeutiche del percorso della persona per garantire quindi e auspicare quell’autonomia di cui ha bisogno. Sarà poi l’equipe a valutare le introduzioni di deroghe possibili rispetto alle regolamentazioni generali concernenti proroghe e ripetibilità. Particolare attenzione viene riservata anche a tutti quei progetti innovativi come le esperienze di gruppo già attivate nell’ambiente del lavoro. La disciplina di questi tirocini quindi ha un carattere socio-occupazionale ed è una disciplina distinta rispetto alla tipologia già presente che va a completare un percorso, quelli dei tirocini C, di inserimento e reinserimento lavorativo introdotti dalla legge 7. Una delle preoccupazioni, ed è questa la motivazione anche dell’ordine del giorno che è stato firmato dalla maggioranza delle forze politiche e anche di opposizione, e che preoccupa un po’ le famiglie è che l’indennità di tirocinio è assimilata dalle disposizioni fiscali a reddito da lavoro dipendente con tutto ciò che comporta in termini di imposizione fiscale e di perdita dei benefici economici minimi. Quello che chiediamo alla Giunta è quella di impegnarsi presso il Governo a mettere in campo tutte quelle azioni che possano fare in modo che su questo ci sia una riflessione e una modifica. A livello quindi di inserimento lavorativo si possono utilizzare tutte le diverse modalità e tipologie contrattuali esistenti e a fianco del contratto di lavoro subordinato, indeterminato che costituisce l’obiettivo finale e principale, potranno poi essere impiegate forme di flessibilità utilizzando anche le agenzie di somministrazione al lavoro con la quale la Regione potrà stipulare apposite convenzioni. Dicevo che un’inclusione sociale e inserimento lavorativo si può attivare solo attraverso una forte collaborazione anche con le imprese, le cooperative e anche cercare di dare nuovi strumenti, come dicevo, alle attività autonome e imprenditoriali con la concessione di microcredito e di incubatore di impresa dedicati. Chiudo volendo mettere in rilievo quello che è stato il lavoro in Commissione, perché il testo è stato oggetto di un ricco confronto nonostante sia arrivato in Commissione in tempi abbastanza veloci e per questo ringrazio i colleghi per aver collaborato ed essersi messi a lavoro, ma che ha visto nell’udienza conoscitiva del 16 luglio l’apice di arricchimento. In quella sede infatti è emerso con forza l’apprezzamento della proposta di legge da parte di tutti i soggetti intervenuti, dal privato sociale al sistema delle imprese, ai rappresentanti dell’ANCI, che hanno evidenziato come questo provvedimento raccolga in sé e porti a sintesi alcune tra le migliori esperienze regionali. È stato valutato positivamente l’approccio interdisciplinare che pone al centro degli interventi la persona. Si è comunque preso un impegno con tutti i partecipanti di continuare nel confronto avviato soprattutto nella costruzione dei provvedimenti attuativi per dare maggiore concretezza possibile ed efficienza alle richieste. Anche nell’ambito dei lavori di discussione generale e di esame dell’articolato e degli emendamenti la collaborazione di tutte le forze politiche è stata intensa e proficua, tant’è che è stato possibile fare sintesi di diverse proposte provenienti dalle diverse forze politiche, che hanno qualificato in positivo la proposta di legge. Alcuni interventi hanno specificato meglio la proposta licenziata dalla Giunta prevedendo elementi di dettaglio che hanno arricchito il testo. Altri hanno teso a restituire centralità alla Commissione assembleare competente attraverso la presentazione di pareri. Sono state valutate positivamente le proposte di sottolineare nell’ambito di linee di programmazione regionale la definizione dei percorsi formativi per gli operatori e un maggior dettaglio nella disciplina dei sistemi formativi che deve essere il più possibile accessibile e semplice. Infine alcuni emendamenti sono stati tradotti in note alla legge al fine di chiarire con maggior dettaglio il quadro normativo nazionale e comunitario di riferimento oltre che l’ambito di applicazione della norma. In ultimo è stato introdotto un articolo che posticipa l’entrata in vigore al primo ottobre proprio per dare occasione e modo a tutto il sistema territoriale di adottare gli strumenti necessari per una piena applicazione della norma. Quindi la presente proposta ambisce a qualificarsi come uno strumento efficace e, vista l’importanza, confido in un’ampia condivisione di tutte le forze politiche, così come hanno già dimostrato nell’iter dei lavori.

discussione e approvazione:

MARCHETTI Francesca: Grazie, presidente. Noi respingiamo questo emendamento perché riteniamo che sia già inserito all’articolo 17, che risulta più completo e più articolato rispetto a quanto proposto.

 

MARCHETTI Francesca: Grazie, presidente. Anche questo emendamento viene respinto perché riteniamo che sia necessario stabilire un criterio e le CRT crediamo siano l’organismo allargato di riferimento per l’attuazione della legge per il confronto con le parti sociali. Tra l’altro anche questo era già stato declinato in Commissione.

 

MARCHETTI Francesca: Grazie, presidente. Anche questo emendamento è respinto anche perché ci teniamo a sottolineare come il tema dei sistemi informativi sia stato sottolineato più volte anche nella fase conoscitiva.