Si sono incontrati in tanti in Regione per l’assemblea dei giovani dell’Emilia-Romagna impegnati nel servizio civile regionale e nazionale e per eleggere il proprio rappresentante. Poi il convegno “Oltreconfine” ha illustrato le opportunità del servizio civile all’estero

 

Una giornata di monitoraggio delle esperienze e di conoscenza reciproca in vista delle prossime elezioni dei propri delegati. E poi la sfida dei prossimi anni: passare dal servizio civile all’estero ai Corpi civili di Pace. E’ quanto si è svolto lunedì 7 marzo con l‘assemblea dei tantissimi giovani impegnati in Emilia-Romagna nel servizio civile nazionale e regionale a cui ha fatto seguito, nel pomeriggio, il convegno «Oltreconfine: dal servizio civile all’estero ai Corpi civili di Pace».

Per i quasi tremila ragazzi e ragazze (in Emilia-Romagna sono il 60%) che lo scorso anno hanno svolto un’esperienza di servizio civile nella nostra regione e per i tantissimi che anche quest’anno chiedono di fornire parte del proprio tempo in esperienze volontarie che spaziano dall’aiuto nel campo della protezione civile e della cura ambientale all’assistenza a bambini, anziani e non auto-sufficienti, dall’accoglienza dei migranti alle attività di riuso e riciclo è finalmente arrivato il primo piano triennale del servizio civile. Fortemente voluto dalla vice presidente e assessore al Welfare Elisabetta Gualmini, è un traguardo che si taglia per la prima volta dopo l’approvazione della legge regionale n. 20 del 2003.
Durante l’assemblea del 7 marzo si sono presentati i candidati a rappresentante del Servizio Civile Regionale e i candidati a delegati per l’Emilia-Romagna del Servizio Civile Nazionale che verranno eletti con voto elettronico rispettivamente dal 10 al 14 marzo e dal 14 al 18 marzo.

Servizio civile nazionale e regionale

Tra servizio civile nazionale e regionale ci sono alcune differenze. Il nazionale ammette giovani tra i 18 e i 28 anni, mentre il regionale arriva fino ai 29 anni. Il nazionale ha una durata di 12 mesi, il regionale varia tra i 6 e gli 11 mesi. Diverso anche l’impegno richiesto: 30 ore settimanali per quello nazionale, mentre quello regionale può variare da 15 a 20 a 25 ore settimanali in base al progetto. Di conseguenza varia anche l’assegno corrisposto mensilmente ai volontari, che è di 433,80 euro per il servizio civile nazionale, mentre per quello regionale va da 217 a 288 a 360 euro al mese in base al numero delle ore impegnate.

Un boom di domande

Negli ultimi tempi le domande di adesione al servizio civile hanno avuto un’impennata, complice anche la crisi economica e la difficoltà dei giovani a trovare lavoro. Se fino a cinque anni fa in Emilia-Romagna si faticava a coprire i posti disponibili, oggi le domande superano di gran lunga i posti finanziati.
I criteri per essere accettati vengono decisi dagli enti (che devono essere accreditati nell’apposito Albo del Servizio Civile) presentatori del progetto. Poi lo Stato e la Regione valutano ciascuno i propri progetti a cui attribuiscono un punteggio in base al quale viene definita una graduatoria. I progetti con i punteggi più alti vengono finanziati. I relativi bandi restano poi aperti per 30 giorni per consentire ai giovani interessati di presentare domanda.
La maggior parte dei progetti è nell’ambito dell‘assistenza agli anziani, ai bambini, ai portatori di handicap; seguono quelli nel campo della conservazione dei beni culturali; infine quelli relativi alla tutela dell’ambiente, alla protezione civile e agli aiuti nei paesi stranieri i via di sviluppo ex aree di conflitti.

All’estero come Corpi Civili di Pace

Una prerogativa del servizio civile della regione è quella dei Caschi Bianchi, volontari in servizio civile all’estero impegnati in missioni di promozione della pace, dello sviluppo e della cooperazione tra popoli.
Di questo si è parlato nel convegno dedicato ai ragazzi delle scuole nel pomeriggio di lunedì 7 marzo (sempre in Regione, viale della Fiera 8) nella tavola rotonda “Corpi civili di pace, servizio civile e scuola attori della difesa civile non armata e nonviolenta e della costruzione della pace” con l’intervento di volontari ed ex volontari operatori di pace all’estero e la presenza del presidente della consulta servizio civile nazionale Giovanni Bastianini.

Il valore aggiunto

L’esperienza di chi opera nel settore del servizio civile, da quando il servizio di leva obbligatorio è stato sospeso (non abolito) in Italia, è che il riconoscimento dell’importanza di questo impegno aumenta nei giovani coinvolti con il passare del tempo. I ragazzi hanno la possibilità di conoscere le organizzazioni per i cui progetti prestano servizio, di imparare operando concretamente e di potersi giocare al meglio questa esperienza nel proprio futuro lavorativo. Perché, come  ha detto l’assessore Gualmini in occasione del Celebration Day dello scorso 15 dicembre (è il giorno in cui si celebra l’approvazione della legge sull’obiezione di coscienza avvenuta nel 1972), «dedicare un periodo della propria vita dentro alle istituzioni e all’articolato mondo del Terzo Settore, nella fase delicata e incerta del passaggio dallo studio al lavoro è il modo migliore per acquisire una maggiore consapevolezza di sé e di ciò che si vuole diventare nel futuro».