Il pensiero non va solo ai bambini ma anche a chi ogni giorno lavora in reparti ad alto rischio, come pronto soccorso, centro trapianti o neonatologia. Per questo è necessario vaccinarsi contro morbillo, parotite, rosolia e varicella.

Questo il tema su cui verte l’informativa, discussa in Commissione Politiche per la Salute, intitolata ‘Rischio biologico in ambiente sanitario. Linee di indirizzo per la prevenzione delle principali patologie trasmesse per via ematica e per via aerea, indicazioni per l’idoneità dell’operatore sanitario’.

Per dare qualche dato: ogni anno 500mila pazienti in Italia, sviluppano un’infezione collegata all’assistenza ospedaliera e circa 2mila sono i decessi direttamente riconducibili a questo tipo di problema. I reparti considerati più a rischio sono Oncologia, Ematologia, Centro trapianti e dialisi, Neonatologia, Ostetricia, Pediatria, Malattie infettive, Rianimazione e Pronto soccorso.

Un allarme che non va sottovalutato. Per questo “le vaccinazioni negli operatori sanitari hanno una triplice valenza di sanità pubblica: proteggono l’utente del servizio sanitario che, proprio in quanto tale, si trova il più delle volte in una condizione di maggiore suscettibilità alle infezioni; proteggono l’operatore sanitario che, per motivi professionali, è maggiormente esposto al contagio; tutelano il servizio sanitario che, in situazioni epidemiche, potrebbe fronteggiare una carenza acuta di personale”.