In calo i sedentari. Dalla Regione 85 milioni per impianti, progetti, ristori

La pandemia non ha fermato la voglia di muoversi degli emiliano-romagnoli: cresce infatti la pratica sportiva, che coinvolge il 40% dei cittadini – come testimonia una ricerca voluta dalla Regione. Cambia però il modo di fare sport: sempre più all’aperto e in modo autonomo. E dopo i due anni di Covid emergono le difficoltà dell’associazionismo di base.

Sale a 60milioni di euro l’impegno finanziario della Regione per la riqualificazione dell’impiantistica sportiva (oltre 100 milioni con il cofinanziamento degli enti locali), 11 milioni ai progetti di associazioni e Comuni e 13 milioni per aiuti straordinari durante la pandemia.

Inizia anche il tour per la raccolta delle proposte in vista della stesura del nuovo Piano triennale dello sport: primo appuntamento il 10 ottobre a Bologna

Corrono, vanno in bicicletta e ovviamente giocano a calcio, si sfidano sui campi da basket e da tennis. Gli emiliano-romagnoli non solo amano lo sport e lo seguono da spalti, tribune o in tv, ma lo praticano. E lo fanno in misura crescente, sia tramite le associazioni sportive, sia, sempre di più, in modo autonomo. Confermandosi tra i più attivi a livello nazionale.  Anche se resta una quota significativa -per quanto in calo- di persone che conducono una vita sedentaria.

È la fotografia scattata dall’Indagine sulla pratica sportiva in Emilia-Romagna, promossa dalla Regione e realizzata da SG Plus Ghiretti & Partners. Una fotografia che rimanda l’immagine di un settore in buono stato di salute. E che ha saputo superare anche la fase più difficile di una pandemia, che pure ha fatto sentire i suoi effetti, come dimostrano le difficoltà vissute in particolare dall’associazionismo di base.

Una pandemia che ha accelerato un fenomeno già in atto, quale quello della crescita dello sport all’aperto visto anche come occasione di aggregazione sociale.

Il Tavolo regionale per lo sport

Frutto della collaborazione con l’Istituto scolastico regionale, il Coni Emilia-Romagna, il Tavolo regionale per lo sport, realizzata anche attraverso questionari alle società sportive e arricchita da un’indagine demoscopica su un campione rappresentativo della popolazione con più di 18 anni, la ricerca è stata questa mattina al centro della seduta della Commissione regionale cultura, scuola, formazione, sport e legalità, e nel pomeriggio sarà all’attenzione della Conferenza Regionale sullo Sport.

Mentre nei prossimi giorni inizierà un tour sul territorio che vedrà toccare tutte le province, dopo l’appuntamento del 10 ottobre a Bologna con le principali rappresentanze e associazioni sportive regionali.

Una serie di passaggi utili per poter raccogliere proposte e suggerimenti in vista della stesura da parte della Regione del nuovo Piano triennale regionale sullo sport e ormai a cinque anni dalla prima legge regionale in materia.

I risultati della ricerca

In Emilia-Romagna (dati 2021) il 39% della popolazione si dedica nel tempo libero a un’attività sportiva in modo continuativo o saltuario (da 1 a 2/3 volte la settimana). Una percentuale superiore al dato medio nazionale (34,5%) e che sale al 73,2% considerando quanti svolgono una qualche attività fisica come fare passeggiate o andare in bicicletta, senza però una cadenza definita. Si tratta dei cosiddetti abitanti attivi (66,2% in Italia): 3 milioni 174 mila persone: la quota più alta di sempre in regione, con una crescita di oltre 220.000 cittadini rispetto al 2017.  Superano, invece, l’80% i bambini delle scuole primarie che praticano sport in orario extrascolastico: quasi il doppio del dato nazionale.

Considerando poi solo chi pratica sport in modo continuativo – dunque 2/3 volte la settimana – l’Emilia-Romagna con il suo 28% si posizione ai vertici della classifica nazionale, quarta a pari merito con la Lombardia dopo le tre regioni a statuto speciale (23,6% dato italiano). Con un trend in crescita del 2,2% dal 2017 al 2019, cui è seguito uno stop con la pandemia.

Parallelamente, diminuisce il numero di sedentari:  -4,2% nell’arco di cinque anni, in flessione anche nel periodo pandemico. Un dato incoraggiante che tuttavia non deve far dimenticare che interessa il 26,8% della popolazione, oltre 1 milione di emiliano-romagnoli: una quota comunque significativa, considerando anche la funzione di prevenzione in termini di salute, svolta dalla pratica sportiva. A questo riguardo conforta il dato che emerge dall’indagine demoscopica con il 14% di coloro che non praticano sport, che si dichiara in futuro propenso ad iniziare.

Sempre più praticato è poi lo sport destrutturato. Una tendenza in atto già da prima della pandemia, con il 66% degli intervistati che dichiara di svolgere un’attività sportiva in modo autonomo nei parchi e nelle aree urbane delle città, avvicinando allo sport anche nuove fasce d’età.

Le principali tendenze emerse dalla ricerca 

Lo sport e la pandemia. L’impatto sull’associazionismo di base

L’impatto della pandemia è stato particolarmente forte sull’associazionismo di base. Come dimostra il forte calo del numero degli iscritti agli Enti di promozione sportiva (che di fatto, a causa dei provvedimenti normativi nazionali, sono stati costretti a chiudere per diversi mesi, non potendo svolgere attività): tra 2019-2020 e 2020-2021 ben il 24,6%. Nello stesso biennio si registra invece una sostanziale parità (-0,9%) delle iscrizioni per le Federazioni sportive nazionale e un aumento (+14,9%) per le Discipline sportive associate.

Crescono la pratica sportiva “libera” e inclusiva. Il valore sociale dello sport

Sono 1.400 gli atleti e le atlete con disabilità tesserate a società sportive. In particolare, solo nel 2021 sono aumentati del 20% quelli iscritti a una delle 9 Federazioni Sportive Paralimpiche. Dati che dimostrano come il lavoro insieme al Comitato internazionale paralimpico, per dotare ogni Asl di uno sportello per lo sport paralimpico stia portando i primi frutti.

Sempre più praticato è poi lo sport destrutturato. Una tendenza in atto già da prima della pandemia, con il 66% degli intervistati che dichiara di svolgere un’attività sportiva in modo autonomo nei parchi e nelle aree urbane delle città, avvicinando allo sport anche nuove fasce d’età.

Diffusa è la convinzione del valore dello sport con l’83% della popolazione che riconosce in esso uno strumento importante di inclusione sociale.

Lo sport e le giovani generazioni

Oltre l’80% dei bambini di scuola primaria fa sport in orario extrascolastico. Una percentuale quasi doppia rispetto al dato nazionale (48,9%), indicativa di un’attenzione forte in questo senso anche da parte delle famiglie. Tra gli sport più praticati il nuoto seguito dal calcio, dalla ginnastica ritmica e artistica e dalla danza. 

La pratica sportiva, pur diminuendo, si mantiene alta anche tra gli alunni della scuola primaria di secondo grado: 70,2% contro il 54,8% del dato nazionale. Diminuisce invece in modo significativo tra gli studenti delle scuole secondarie: 55,3% considerando sia i praticanti continuativi che quelli saltuari, sostanzialmente in linea con il dato nazionale del 60%. Tra le motivazioni dell’abbandono l’elevato impegno richiesto (33,7%) e l’eccessivo carico scolastico (29%).

Quanto all’impatto del Covid, il 50% dei più piccoli ha abbandonato la pratica sportiva durante la pandemia, mentre il 59% di quelli delle scuole medie e il 50% di quelli delle superiori dichiara di aver continuato a fare sport come prima. 

Per lo sviluppo dello sport in futuro sono emersi come centrali gli spazi per la pratica libera all’aperto e i servizi accessori (ad es. spogliatoi e illuminazione nei parchi), oltre alla vicinanza e all’accessibilità degli impianti sportivi, che soprattutto per le fasce più basse d’età rappresenta il primo motivo di abbandono della pratica sportiva.

La rete degli impianti

In Emilia-Romagna esistono 6.277 impianti sportivi pari a 17.096 spazi di attività: 0,76 spazi per kmq e 5,1 ogni mille abitanti (non sono disponibili dati nazionali al riguardo).  Si tratta per il 62% di aree di proprietà pubblica come campi da calcio e palazzetti, ma con una quota del 20% riferita all’ambito scolastico, e un 9% agli oratori parrocchiali. Se il 45% è stato realizzato prima del 1979, è però da sottolineare che circa la metà degli impianti è stata sottoposta dal 2010 al 2019 (ultimo dato disponibile) a lavori di ristrutturazione. Un dato peraltro sottostimato perché non considera gli interventi finanziati negli ultimi anni anche dalla Regione.

Dall’indagine demoscopica risulta che la quasi totalità dei praticanti – il 93% – è largamente soddisfatta dell’impiantistica sportiva presente in Emilia-Romagna.

I tesserati sportivi.  Quasi il 40% sono donne

Un cittadino su dieci fa parte di una società o associazione sportiva. Quasi un milione di persone (932.276), considerando sia gli atleti che le altre figure (tecnici, dirigenti, giudici di gara, arbitri). La presenza femminile sfiora il 40% (36,6%) sul totale dei tesserati, un dato significativo, ma che mostra comunque un gap rispetto al numero di tesserati uomini.

La disciplina più praticata è il calcio con oltre 90mila tesserati, seguito da tennis (45mila tesserati), pallavolo (37mila tesserati), pallacanestro (oltre 31mila tesserati) e dall’atletica leggera (circa 20mila). Quindi pesca sportiva e attività subacquee, ginnastica, danza sportiva, pesistica (queste tre una peculiarità emiliano-romagnola) e golf.

Approfondimenti

Essere la Sport Valley italiana significa essere innanzi tutto una regione in cui la pratica sportiva sia sempre più un’opportunità alla portata di tutti. E lo sport un’occasione fondamentale di incontro, di benessere, di integrazione per i cittadini. Questa ricerca ci consegna risultati che ci permetteranno rafforzare le nostre politiche in questa direzione, rendendole sempre più efficaci. Il mondo dello sport sta cambiando e noi vogliamo essere in grado di intercettare il cambiamento. Non solo i grandi eventi internazionali, ma un impegno diffuso per la pratica sportiva nelle sue diverse espressioni. E qui non partiamo certo da zero: in questi anni abbiamo finanziato con quasi 11 milioni di euro progetti da parte di associazioni e comuni. Negli anni del Covid abbiamo stanziato 13 milioni di euro per misure straordinarie tra ristori, bonus una tantum e voucher alle famiglie. Ed è salita a quasi 60 milioni di euro la dotazione di risorse regionali a sostegno della riqualificazione dell’impiantistica sportiva, con 185 interventi già finanziati e un piano senza precedenti che stiamo attuando con i Comuni.

Intendiamo continuare così, investendo sempre di più nello sport. E lo vogliamo continuare a fare insieme ai territori e alle comunità locali. Il viaggio nelle province che partirà nei prossimi giorni punta proprio a rafforzare il dialogo con gli enti locali, l’associazionismo e tutti coloro che a vario titolo si occupano di sport per mettere a punto, insieme, le politiche dei prossimi anni.