“Tre gli impegni prioritari nel programma di lavoro 2017-2018: visitare con regolarità gli istituti di pena della regione, le Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, ovvero le strutture create per il superamento dell’Ospedali psichiatrici giudiziari) e gli altri luoghi di limitazione della libertà delle persone, con l’intento di prevenire quelle situazioni di rischio di ‘trattamenti inumani e degradanti’ purtroppo sempre presenti, oltre a concorrere d’intesa con l’Amministrazione penitenziaria a favorire il recupero e il reinserimento nella società delle persone detenute. E, da ultimo, ampliare l’area di osservazione anche a tutte le altre situazioni di limitazione della libertà personale”. Il Garante regionale delle persone private della libertà personale, Marcello Marighelli, ha relazionato in commissione per la Parità e per i diritti delle persone, sul programma di lavoro dell’organo di garanzia per il 2017-2018 e sull’attività svolta nel 2016.

Questo il sito web dedicato all’attività del GArante: www.assemblea.emr.it/garanti/i-garanti/detenuti

Nel mio intervento ho richiamato i dati relativi al Centro Giustizia Minorile del Pratello a Bologna e che è competente nei confronti di minori di età compresa tra i 14 e i 18 anni e di giovani adulti. L’Istituto penale minorile (I.P.M.), al 31 dicembre 2016 contava 21 ragazzi; nell’anno sono stati 98 gli ingressi totali con una presenza media di 22,6 giorni per ragazzo. Nel Centro di prima accoglienza (C.P.A.) gli ingressi nell’anno sono stati 63, con una media di presenza di 0,6 giorni. La comunità ministeriale, che accoglie i minori sottoposti al provvedimento della misura cautelare del collocamento in comunità, ha visto 40 inserimenti nell’anno, a fianco di 133 ragazzi collocati in comunità private. Per quanto riguarda invece l’attività dell’Ufficio Servizi Sociale per i Minorenni nel 2016 il Servizio ha avuto 1188 nuove prese in carico che vanno aggiunti ai 1876 ragazzi già assunti in carico negli anni precedenti, per un totale di 3064 ragazzi. Sono numeri che non possono che destare preoccupazione.

Un altro motivo di preoccupazione è quello legato alle prospettive di chi sconta la pena e viene rilasciato. Penso sia centrale e necessario fornire ai detenuti, contestualmente alla scarcerazione, gli strumenti per sfruttare al meglio che competenze e conoscenze acquisite durante il periodo di restrizione promuovendo percorsi di reinserimento lavorativo anche in collaborazione con i servizi sociali. Un modo per evitare l’esclusione di molti di loro dalla società.

I dati

Gli ultimi dati sulla situazione carceraria in Emilia-Romagna, al 31 maggio, mostrano una presenza di detenuti che raggiunge le 3.482 unità, a fronte di una capienza regolamentare di 2.824 posti, 658 persone in più. Circa il 50 per cento dei ristretti sono stranieri (1.759) e 145 sono donne.

Le prospettive

La sospensione del procedimento penale con messa alla prova per gli adulti, l’ampliamento dell’ammissione al lavoro all’esterno per i detenuti come lavoro volontario gratuito, l’incremento di sanzioni alternative al carcere, come quella del lavoro di pubblica utilità, sono misure che vanno assumendo un ruolo sempre più importante e possono essere l’occasione per dare una nuova dimensione alla penalità, che, pur mantenendo una connotazione afflittiva, sposti il proprio centro dalla custodia della sofferenza legalmente applicata al ruolo attivo dell’imputato o autore di reato nella riparazione del danno.

Le visite anche non annunciate, gli incontri, i colloqui e la corrispondenza con la popolazione ristretta, costituiscono l’attività prioritaria dell’Ufficio del Garante regionale e restano l’oggetto esclusivo della sua funzione, che non va confusa con altri pur altrettanto rilevanti obiettivi di tutela.

Tra le iniziative prossime del Garante da evidenziare inoltre la programmazione di momenti di formazione e informazione dedicati agli operatori del settore e ai volontari, su temi quali residenza e documenti di identità, permessi di soggiorno e rimpatrio volontario assistito, ricerca del lavoro, curriculum, valorizzazione delle esperienze formative e lavorative in carcere, misure alternative alla detenzione, lavoro volontario gratuito in progetti di pubblica utilità. In più, è prevista l’implementazione di esperienze e progetti dedicati all’affettività e genitorialità in carcere, con particolare attenzione alla continuità affettiva, alle caratteristiche degli spazi preposti e alle modalità di incontro.

Inoltre, relativamente al Pratello di Bologna, è in fase di rinnovo il protocollo d’intesa per garantire un’attività di ascolto sia nei confronti dei singoli minori e giovani adulti sia degli operatori della presa in carico. Protocollo che si vorrebbe anche estendere ad altre situazioni come quella della struttura modenese di Castelfranco Emilia, che ospita in grande prevalenza internati, persone in detenzione sociale.