La Giunta Regionale dell’Emilia-Romagna dà seguito alla risoluzione proposta dal nostro gruppo e approvata dall’Assemblea imponendo l’obbligo delle vaccinazioni per i bambini che accedono al nido. Una scelta di grande responsabilità e buon senso a tutela dei più piccoli e dell’intera comunità degli asili.

Il progetto di legge di riforma dei servizi educativi nella fascia 0-3, all’articolo 6, introduce il rispetto degli obblighi vaccinali contro poliomielite, difterite, tetano ed epatite B per l’iscrizione ai nidi. I bimbi che vivono in comunità dove il tasso di vaccinazione è basso corrono un rischio ancora più elevato di contrarre le malattie, dal momento che vi è una maggiore circolazione dell’agente infettivo. Alla luce di tutto questo è importante vaccinare per proteggere tutti i bimbi, e a maggior ragione i più deboli (immunodepressi, con gravi patologie croniche, affetti da tumori): per loro l’unica possibilità di frequentare la collettività è che tutti gli altri siano vaccinati, per evitare che le malattie circolino e possano raggiungerli.

I dati sulla copertura dei vaccini in Emilia-Romagna registrano una costante diminuzione negli ultimi anni: dal 96,5% del 2010 siamo arrivati al 93,4%. Nell’Imolese il calo è stato dal 97,5% di sei anni fa al 95,8% dello scorso anno. Restiamo al di sopra – ma non è così a livello regionale – della soglia del 95% che garantisce la miglior protezione a tutta la popolazione (la cosiddetta immunità di gregge).

Perché è importante iniziare le vaccinazioni al terzo mese e concludere i cicli nei primi anni di vita? A 2 mesi di vita il sistema immunitario del bambino è già in grado di rispondere alla vaccinazione; ogni ritardo nell’inizio delle vaccinazioni prolunga solo il periodo in cui è esposto alle infezioni che si possono prevenire. In Italia ci sono quattro vaccinazioni obbligatorie, cioè normate da leggi statali – difterite, tetano, poliomielite ed epatite B – e numerose altre raccomandate, ma non per questo meno importanti e utili, prodotte in tempi più recenti. Il fatto che in Italia già da diversi anni non si registrino più casi di poliomielite e difterite, e che i casi di tetano e di epatite B si siano notevolmente ridotti, non deve fare abbassare la guardia. Se è vero che nell’ultimo secolo la morbosità e la mortalità per malattie infettive sono notevolmente diminuite, è anche vero che negli ultimi decenni la globalizzazione e i cambiamenti climatici hanno determinato l’emergere – o il riemergere – di malattie infettive importanti, che sembravano ormai sconfitte.