Il 5 febbraio ricorre la decima Giornata internazionale per la prevenzione dello spreco alimentare. Tra i primi appuntamenti ufficiali oggi la presentazione a Roma dell’indagine promossa dalla campagna Spreco Zero

Bologna – Una regione “virtuosa” dal punto di vista delle abitudini alimentari. È l’Emilia-Romagna che emerge dalla fotografia sulle abitudini di acquisto, i consumi di cibo e gli sprechi che si consumano in cucina realizzata da Waste Watcher per Last Minute Market, col direttore scientifico Andrea Segrè ideatore della Campagna Spreco Zero. L’indagine è stata presentata oggi a Roma presso la rappresentanza permanente della Commissione europea dall’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi, in occasione del primo evento ufficiale in vista della 10a Giornata internazionale per la prevenzione dello spreco alimentare che ricorre domenica 5 febbraio.

“L’orientamento dei consumi alimentari e i programmi di promozione della enogastronomia regionale di qualità sono una strada vincente per creare e sviluppare sempre più una cultura del cibo e una buona conoscenza sugli stili sani di vita e di alimentazione- ha affermato l’assessore Mammi-. Abbiamo l’obiettivo di far acquisire consapevolezza ai cittadini su questi temi, anche attraverso le implicazioni ambientali, etiche e sociali delle scelte alimentari, sottolineando l’importanza di pratiche volte alla prevenzione dello spreco. E l’indagine sarà uno strumento utile per l’elaborazione del nuovo Programma per l’orientamento dei consumi e l’educazione alimentare 23-25”.

Svolto su un campione rappresentativo di oltre 500 famiglie dell’Emilia-Romagna, il report evidenzia i comportamenti e le sensibilità sul tema della sostenibilità degli acquisti, dei consumi e allo spreco alimentare.

“Lo spreco alimentare domestico è una piaga a livello globale e ricordiamo l’obiettivo di dimezzare entro il 2030 i numeri attuali- spiega Andrea Segrè, docente dell’università di Bologna e direttore scientifico di Waste Watcher International-. Ci sono Paesi e aree del mondo più o meno virtuosi: il caso dell’Emilia-Romagna rientra certamente fra quelli positivi, per le tante iniziative avviate e i dati emersi dall’indagine. Può indubbiamente valere come modello anche per altre realtà. Tuttavia, in un contesto come quello attuale con un’inflazione alimentare che incide anche sulla qualità del consumo alimentare, è fondamentale ridurre lo spreco domestico che significa risparmiare risorse economiche e naturali e promuovere diete sane e sostenibile”.

Secondo Luca Falasconi, coordinatore Waste Watcher International Italy e docente all’università di Bologna, ”la prevenzione e il contrasto allo spreco alimentare così come la promozione di diete sane e sostenibili, non possono che passare attraverso i canali di informazione più utilizzati oggi, social e web, canali che i cittadini emiliano-romagnoli dichiarano di utilizzare più di altri quando cercano informazioni su tali temi”.
 

I dati più significativi dell’indagine

Sono state raggiunte 500 famiglie di tutte le province della regione, per un totale di 1.330 persone intervistate. La distribuzione omogenea a livello territoriale, con un equilibrio tra le aree rurali e quelle urbane, rende uno spaccato dettagliato della situazione attuale.Una buona percentuale di emiliano-romagnoli (oltre il 70%) dichiara di seguire una dieta alimentare sana e sostenibile, basata sulla dieta mediterranea e con prodotti locali. Nelle aree rurali emerge una maggiore competenza sul cibo rispetto alle aree urbane.
Una parte dei giovani intervistati (24%) effettua acquisti di vicinato, in controtendenza con il prevalente acquisto presso la grande distribuzione, dimostrando una certa sensibilità al tema della sostenibilità e una prodotti locali.
L’acquisto online di alimentari non ha preso piede in Emilia-Romagna dove evidentemente, per motivi culturali, si preferisce scegliere, acquistare e preparare direttamente il cibo.
I principali canali d’informazione sull’alimentazione utilizzati (65%) sono il web e i social, ritenuti soprattutto dai giovani canali affidabili; la scuola (63%) è la sede più opportuna per far acquisire maggiore consapevolezza sull’alimentazione.

Altri risultati della ricerca evidenziano la tendenza generale ad acquistare in supermercati e ipermercati, con scarso interesse in generale per i negozi e i mercati di vicinato.

Il prezzo è il principale fattore di scelta dei prodotti per una buona fetta di intervistati, assieme a una scarsa attenzione al packaging come elemento di sostenibilità (tenuta in considerazione solo da una ridotta percentuale). La scelta del prodotto confezionato è spiegata anche per la possibilità da parte dei consumatori di consultare le informazioni in etichetta.