In Commissione Cultura abbiamo discusso e approvato un atto di indirizzo politico presentato dal collega consigliere della Lega Nord Daniele Marchetti, dedicato all’Anfiteatro romano di Imola.

Un luogo inaccessibile, impossibile da riportare alla luce, ma di cui è “riconoscibile” la memoria. Risalente al I sec. d.C., i suoi resti vennero rinvenuti nel 1870 e posti sotto il vincolo della Sovrintendenza già nel 1925. A cavallo del XIX e XX secolo vennero eseguite indagini – documentate – che permisero di conoscerne diversi aspetti e che riportarono in luce il basamento della cavea. Ciononostante, negli anni Cinquanta, vi venne edificato un nuovo quartiere residenziale.

Il documento votato, che ho proposto di modificare con un emendamento, impegna la Giunta regionale a “valutare l’opportunità di inserire a Catalogo anche i siti non visitabili, e particolarmente l’anfiteatro di Imola, con il materiale fotografico a disposizione ed eventualmente evidenziandone la non fruibilità”. Il Catalogo al quale ci siamo riferiti è il Pat-ER ovvero il Catalogo del patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna, curato dall’Ibc. In sostanza si tratta di un portale che offre una visione d’insieme della memoria storica e culturale dell’Emilia-Romagna : i luoghi culturali del territorio regionale sono georeferenziati e possono essere esplorati insieme alle opere d’arte, ai reperti archeologici, ai beni demoetnoantropologici, al patrimonio storico-scientifico, alle testimonianze materiali  che vi sono contenuti.

Il catalogo attualmente annovera esclusivamente quelle testimonianze di cultura materiale, archeologica e storico-artistica emiliano-romagnola di cui si siano garantiti, anche in minima parte, accessibilità e godimento da parte dei cittadini. Di qui la richiesta di estenderne le voci anche ai siti non visitabili.

Nella risoluzione si impegna inoltre la Giunta regionale a valutare, in collaborazione con l’Università di Bologna, la soprintendenza e tutte le istituzioni pubbliche interessate, la possibilità di procedere con degli studi non invasivi per verificarne lo stato di conservazione.

Sono convinta che si debba mettere agli atti la grande testimonianza documentale del’anfiteatro. Sarebbe auspicabile che grazie all’uso delle nuove tecnologie si potesse attuare un progetto virtuale di valorizzazione.