In commissione Cultura si è discussa la Relazione annuale. Preoccupano divario di genere, precarietà dei contratti e aumento degli inoccupati

Il mondo del lavoro emiliano-romagnolo è stato fortemente colpito dagli effetti della pandemia da Coronavirus, tanto da far registrare un aumento della richiesta di sostegno e aiuto da parte di chi si è trovato a far fronte alla perdita del proprio reddito.

Una situazione preoccupante emerge dalla “Relazione annuale 2020 dell’attività svolto e dai risultati conseguiti dall’Agenzia regionale per il lavoro” dell’Emilia-Romagna approvata oggi dalla commissione Cultura presieduta da Francesca Marchetti.

I numeri parlano da soli: nel 2020 lungo la via Emilia il tasso di disoccupazione ha toccato il 5,6% (4,6% uomini, 6,8% donne) in una situazione di leggera maggiore sofferenza rispetto al 5,6% del resto Nord Est, il comparto geografico-produttivo in cui è inserita l’Emilia-Romagna, ma posizionata nettamente meglio se si guarda al resto d’Italia, dove il tasso di disoccupazione è stato pari al 9%.

A preoccupare non è solo il gap di genere, con le donne sempre più esposte all’incertezze del mercato del lavoro rispetto ai loro colleghi uomini, ma un aumento (2,3% in Emilia-Romagna, 2,4% nel resto del Nord Est, 2% in Italia) delle persone inattive.

E proprio sul rischio rappresentato dallo scivolamento verso situazioni di sfilacciamento delle relazioni socio-economico si sono inserite le attività dell’Agenzia regionale che ha la mission di ridurre disoccupazione e inoccupazione.

Formazione permanente, potenziamento dei centri per l’impiego, politiche attive, inserimento in contesti produttivi, gestione dell’assegno di ricollocazione: l’attività della Regione si è dipanata lungo queste direttive. E anche in questo caso è giusto che a parlare siano i numeri: nel 2020 sono state 162mila le persone che si sono rivolte a un Centro per l’impiego, “sportelli” regionali che hanno sottoscritto 67.850 patti di collaborazione. Negli stessi 12 mesi si è intervento a sostegno di oltre 5mila persone la cui condizione di lavoro è stata considerata di fragilità sociale.

Poco meno di 20mila emiliano-romagnoli (di cui 5.200 all’interno di Garanzia Giovani e 3.600 nei programmi per persone diversamente abili), poi, hanno usufruito delle varie tipologie di sostegni previsti dalle Delibere regionali, anche in ottemperanza di norme statali, mentre 19mila cittadini sono stati avviati a percorsi di tirocinio lavorativo, di cui il 36,5% ha trovato un’occupazione nel giro di 90 giorni, il 32,8% in 180 giorni e il 39,2% nel giro di 365 giorni.

Nota dolente la tipologia contrattuale: solo al 5% è stato proposto un contratto a tempo indeterminato, il restante 95% deve fare i conti con contratti a tempo determinato (il 50% del totale dei casi) o forme di lavoro ancora più precarie e instabili.

Un discorso a parte merita la gestione del Reddito di Cittadinanza: nel corso del 2020 sono state presi in carico 23.429 beneficiari del Reddito di Cittadinanza, portando così il totale complessivo, dall’inizio di questo programma, a 36.519 persone tra le quali si ritrovano, al 31 dicembre 2020, 2.658 persone convocate che non si sono presentate (giustificate o ingiustificate) e per le quali si procederà con nuova convocazione, 5.747 escluse per la presenza di una specifica causa, 3.646 esonerate per la presenza di una causa di esonero; 3.660 per cui, a seguito della valutazione di fragilità e vulnerabilità, il beneficiario è stato notificato ai servizi compenti per la sottoscrizione del Patto per l’Inclusione; 10.560 per cui è intervenuta una notifica di decadenza; 6.429 che hanno sottoscritto il Patto per il Lavoro che risulta attivo. E nel corso del 2020 sono stati comunicati ad Inps 2.460 eventi di condizionalità.