Soddisfatti i consiglieri di maggioranza: “Grande opportunità, serve azione urgente”, “bene impegno per uomini maltrattanti”. Ln: “Aspettavamo da maggio, ora ascoltare considerazioni dal basso”. Presidente Mori: “A gennaio avremo il testo, ogni decisione rispetterà l’autodeterminazione femminile”
“Prevenzione del fenomeno della violenza maschile contro le donne”, “protezione e sostegno verso l’autonomia delle donne inserite in percorsi di uscita dalla violenza”, “trattamento per gli uomini autori di violenza” e “azioni di sistema per dare attuazione agli interventi”: sono queste le quattro aree di intervento su cui si articola il Piano regionale contro la violenza di genere della Regione Emilia-Romagna, i cui contenuti sono stati anticipati questa mattina – in attesa della presentazione della prima bozza di testo a inizio gennaio – dall’assessore alle Pari opportunità, Emma Petitti, alla commissione Parità e diritti delle persone, presieduta da Roberta Mori.
Tra gli obiettivi del Piano, la cui introduzione è prevista anche dalla legge quadro regionale in materia di parità di genere, “il rafforzamento del sistema di prevenzione, “il consolidamento della rete di accoglienza”, “l’integrazione dei servizi pubblici tra loro e con i centri antiviolenza”, “lo sviluppo del sistema di prevenzione”, “la definizione di macroazioni e interventi” e, infine, “la definizione di un sistema di valutazione”, spiega Petitti.
Per Barbara Lori (Pd), “il Piano rappresenta una grande opportunità, serve una azione urgente e auspico che uno strumento così articolato e con una tale capacità di coinvolgimento possa arginare il fenomeno. A Parma- racconta la consigliera- abbiamo appena assistito all’ennesimo omicidio di una donna da parte del compagno, nonostante la ragazza fosse già seguita dai servizi sociali per la sua situazione difficile”.
Secondo Yuri Torri (Pd), “è importante l’attenzione dedicata alla prevenzione primaria, in particolare le azioni che coinvolgono direttamente gli uomini maltrattanti e in generale tutte le iniziative che lavorano sul ruolo che gli uomini pensano di avere all’interno della società: valorizzare questo aspetto nel contesto di una norma già molto positiva può portare a buoni risultati”.
A parere di Francesca Marchetti (Pd), “tutti i principi sono molto condivisibili, in particolare è significativa la volontà di tenere unite le varie forme di associazionismo, una scelta che va incontro alle esigenze dei territori, specialmente di quelli dove i servizi sono più in difficoltà- ragiona la consigliera-, non è da sottovalutare nemmeno la concretezza della possibilità di dare risorse, soprattutto per i piccoli Comuni”.
Gabriele Delmonte (Ln) ha ricordato come “aspettavamo il Piano già da maggio, ora vogliamo vedere il testo, l’unica Regione che ha già presentato un documento analogo, la Lombardia, ha però ricevuto molte critiche dalla Unione femminile nazionale per le regole troppo rigide, dobbiamo prendere spunto da queste considerazioni”. Tornando sul caso di Parma, il consigliere ha voluto ribadire che “le istituzioni avrebbero dovuto fare di più, l’assassino aveva ricevuto un provvedimento di espulsione tre mesi prima”.
Ha concluso il dibattito la presidente Mori, che ha rimarcato come “il coinvolgimento di chi opera dal basso non è solo partecipazione ma una esigenza concreta, perché ogni decisione pubblica deve rispettare l’autodeterminazione femminile: non possiamo avere procedure coordinate e omologate dall’alto che prescindono da chi ha subito violenza”. Il Piano “nel suo impianto complessivo ci convince molto- ha sottolineato-, vedremo ora come procede la sua articolazione: è sicuramente importante l’aspetto sulla prevenzione, anche culturale, per questo non vogliamo ci sia nessuna categorizzazione delle donne”.
Per quanto riguarda la prevenzione della violenza di genere, le azioni previste dal Piano riguardano la comunicazione, l’educazione, la formazione continua e la rilevazione del fenomeno nel mondo del lavoro e sono da attuarsi attraverso strumenti come protocolli, a partire da quello per un linguaggio di genere, campagna ed eventi, ricerche e bilanci di genere. Per la protezione dalla violenza di genere, il Piano andrà a definire servizi, procedure e modalità di intervento per azioni di valutazione del rischio, ospitalità, inclusione sociale, presa in carico degli uomini autori di violenza e protezione legale.
Tra le azioni di sistema in programma, Petitti ha anticipato la creazione di un Osservatorio regionale sulla violenza di genere, un elenco regionale dei Centri antiviolenza e una rete di Coordinamento dei centri antiviolenza della Regione.
Al termine dei tre anni di prima attuazione del Piano, ha concluso l’assessore, ci sarà “la presenza sul territorio regionale di strutture di accoglienza di emergenza almeno in ogni provincia”, “il consolidamento della formazione dei professionisti della rete”, “la prevenzione mirata a gruppi di donne a rischio”, il “monitoraggio dell’utilizzo delle risorse nazionali” e, infine, “la definizione dei programmi di intervento rivolti agli autori di comportamenti violenti”.