Apicoltura. Con la legge regionale comunitaria, semplificazione della disciplina di settore. Ora l’impegno è per rivedere la legge 35 del 1998.

La legge regionale comunitaria 2017, approvata nei giorni scorsi dall’Assemblea Legislativa regionale, porta con sé semplificazione ed alcune modifiche alla disciplina del settore apistico.

In particolare, apportando una variazione all’articolo 8 della legge regionale 35 del 1998 dedicata alla ‘Tutela e sviluppo dell’apicoltura’, è prevista l’identificazione di tutti gli alveari esistenti sul territorio. Per farlo sarà ora necessario renderli identificabili tramite l’apposizione di una targa di materiale resistente alle intemperie, posta in un punto ben visibile. Su di essa andranno riportate le generalità del proprietario, la residenza ed il numero telefonico, oppure, in alternativa, il Codice Identificativo aziendale univoco di registrazione nella Banca Dati Apistica nazionale.

Si tratta solo di una piccola facilitazione nei confronti di un mondo produttivo straordinariamente importante per la salvaguardia della biodiversità, oltre che per la produzione di miele. Un settore di assoluta importanza nell’economia regionale. Vi operano 2.600 tra professionisti e hobbisti e si stima una produzione annua di miele pari a 2.900 tonnellate all’anno, pari a circa il 10% della produzione nazionale. La produzione locale è qualitativamente alta e riguarda, oltre al miele, pappa reale, api e famiglie di api che dall’Emilia-Romagna esportiamo in tutto il mondo.

Le avversità che l’apicoltura deve superare sono tante e di molteplice natura, da quelle di carattere meteo-climatologico a quelle derivanti dalle criticità ambientali, anche di origine agricola. Anche per questo è necessaria, a nostro avviso, una revisione più organica della legge 35 per la quale ci attiveremo insieme alla Giunta che da sempre ha mostrato grande sensibilità a questo comparto, un percorso da condividere con gli apicoltori e le loro organizzazioni.