Nel 2016 abbiamo concretizzato un impegno dedicatoal benessere dei bambini e delle bambine e alla salute di tutti. L’introduzione dell’obbligo vaccinale contro poliomielite, difterite, tetano ed epatite B per accedere ai nidi e ai servizi educativi e ricreativi dell’Emilia-Romagna è proprio questo. Come relatrice della legge di riforma dei servizi 0-3 non posso non citare anche le novità sul piano organizzativo introdotte per migliorare qualitativamente i servizi rivolti alle più piccole e ai più piccoli, cercando anche di andare incontro alle esigenze dei gestori. È indubbio però che la portata dell’introduzione dell’obbligo vaccinale è andata ben oltre i confini della nostra Regione. Ha rappresentato un punto centrale e una svolta a livello nazionale nella battaglia culturale per la prevenzione. Partiamo dalla consapevolezza che proteggere i bambini significa assumersi tutti le proprie responsabilità verso il benessere della comunità.

Il sostegno ai più deboli e la lotta alla povertà passano anche dall’introduzione di misure rivolte a chi è escluso da ogni tutela ma vive momenti di oggettiva difficoltà sul piano economico e lavorativo. Il Reddito di Solidarietà, introdotto con una legge regionale che ho personalmente sottoscritto, è questo. Un sostegno economico a individui o famiglie che sono in una situazione di temporaneo disagio ma che si impergnano di uscirne. Non si configura infatti come una misura assistenzialistica. È piuttosto un vero e proprio patto con i beneficiari per impegnarsi a re-inserirsi nella società attraverso un progetto di attivazione sociale e di inserimento lavorativo, concordato e sottoscritto dai componenti maggiorenni del nucleo familiare, dal referente del Servizio sociale del Comune e dal Centro per l’impiego.

Nell’anno del 70^ anniversario del voto alle donne, la Regione Emilia-Romagna si è impegnata a dare seguito ai contenuti della legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere approvando il primo piano regionale antiviolenza. Il piano è stato il frutto della condivisione e dell’approfondimento da parte dell’assessorato e della Commissione regionale Parità, di cui sono componente, con gli enti locali, le associazioni, i centri antiviolenza e i soggetti socio-sanitari che si occupano del tema. Con questo strumento di programmazione e coordinamento ci siamo dati l’obiettivo di rafforzare la rete di prevenzione, protezione e sostegno alle donne vittime di violenza attraverso azioni condivise.

La Regione si è dotata di una legge che snellisce e semplifica il quadro legislativo relativo alle tematiche della divulgazione della memoria del novecento. Con una serie articolata di interventi e strumenti si promuove il lavoro straordinario di tutti gli istituti e associazioni presenti in Emilia-Romagna che svolgono un ruolo attivo nelle attività di conservazione, ricerca, divulgazione della memoria e nelle attività in ambito didattico-formativo rivolto alle nuove generazioni. La memoria non va solo conservata. È importantissimo viverla e per viverla, la si deve farla propria: per questo va evidenziato lo sforzo della Regione per contribuire a realizzare anche nel 2017 i “Viaggi della Memoria”, percorsi di conoscenza e studio che si svolgono in alcuni dei siti maggiormente rappresentativi dei momenti bui del secolo scorso.

Il nuovo Testo Unico sulla Legalità muove dal semplice assunto che quella contro la legalità è una battaglia di tutti. Per questo la sua redazione è stata condivisa da numerosi soggetti impegnati a riguardo.Semplificando e facendo un po’ più di chiarezza rispetto alle norme esistenti, siamo andati a rafforzare gli strumenti di cui la nostra Regione si dota per contrastare la criminalità in tutte le sue forme. Un’attenzione particolare però è sulla promozione e sulle azioni di rafforzamento della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile. In coerenza con le competenze costituzionali in materia di legalità, gli ambiti di intervento della legge regionale si muovono tutti nella prospettiva della prevenzione, intesa come insieme di azioni delle politiche locali e regionali le quali, soprattutto quando ben coordinate tra di loro, possono agire da freno e da correzione allo sviluppo di fenomeni legati alla criminalità organizzata, mafiosa e corruttiva.

Quella delle ludopatie sta diventando una piaga anche nella nostra Regione, dove si stima siano circa 1.800 euro i soldi spesi annualmente pro capite nel gioco d’azzardo legale. Nel periodo 2010-2015 gli utenti che si sono rivolti ai servizi sanitari per problemi di dipendenza patologica dall’azzardo sono aumentati di oltre il 120% con effetti drammatici in termini di impatto economico e sociale e con un altissimo rischio di ricorso all’usura, causato da condizioni di indebitamento permanente. In Assemblea Legislativa abbiamo preso provvedimenti intervenendo, dove possibile, per sostenere gli esercenti Slot Free e limitare il proliferare di sale da gioco in aree prossime a luoghi come ospedali, scuole, parrocchie con l’obiettivo di disincentivare e combattere le dipendenze da gioco d’azzardo patologico.

L’Emilia-Romagna è tra le poche Regioni in Italia che riescono a garantire con continuità i benefici a tutti gli studenti idonei ad ottenere una borsa di studio. Lo fa mettendo a disposizione oltre 20 milioni di euro di risorse proprie ogni anno nel triennio 2016-18 per il diritto allo studio, gestite da Er.Go, insieme alle risorse provenienti dal gettito della tassa regionale per il diritto allo studio universitario e le risorse del fondo integrativo nazionale. In Emilia-Romagna, sono risultati il 100% anche nel 2016: complessivamente è stato garantito un sostegno a 21.000 studenti con uno stanziamento complessivo di poco superiore agli 80 milioni di euro.

Oltre al tema della prevenzione vaccinale, nel 2016 abbiamo affrontato un altro punto legato alla sicurezza e al benessere dei più piccoli. Considerato che in Parlamento giacciono già da tempo alcuni disegni di legge per l’installazione obbligatoria di dispositivi antiabbandono nelle auto, ho presentato una risoluzione per impegnare la Regione Emilia-Romagna ad attivarsi per accelerare il percorso legislativo e che intanto si attivi, per la propria competenza, sul piano dell’informazione alle famiglie. Prima di leggere sulle cronache che un altro bimbo non ce l’ha fatta.

Il livello della sanità emiliano-romagnola va valutato anche sul piano delle tempistiche per garantire le prestazioni ai pazienti.A riguardo sapevamo bene, già dall’inizio della legislatura, che serviva un cambio di passo (soprattutto in alcune realtà sanitarie locali) rispetto al passato. Per questo nel 2015 la Regione Emilia-Romagna ha predisposto un sistema di rilevazione dei tempi di attesa che monitora settimanalmente 50 tra visite ed esami diagnostici. Sono registrati tutti gli appuntamenti forniti ai pazienti al momento della prenotazione; online, dalla primavera dell’anno scorso, viene costantemente indicata la percentuale di prenotazioni effettuate con tempo di attesa inferiore agli standard regionali (30 giorni per le visite, 60 per la diagnostica). I risultati, raggiunti – anche introducendo l’obbligo di pagare il ticket per chi salta un appuntamento senza disdire – è pienamente soddisfacente.

A inizio 2016 avevo depositato un’interrogazione per chiedere alla Giunta di agevolare le attività di trasporto sociale, con particolare riferimento al rilasciodei contrassegni per invalidi alle associazioni operanti nell’ambito del volontariato. A fine anno sono poi state approvate le “Linee guida in materia di accompagnamento sociale” con l’obiettivo di uniformare i servizi che sul territorio regionale sono dedicati al trasporto di anziani e disabili, o comunque di chi non è in grado di utilizzare in autonomia i mezzi di trasporto, pubblici o privati, per recarsi in luoghi comuni come dal medico o in un ufficio pubblico. L’accompagnamento sociale era stato riconosciuto come un bisogno sociale emergente. Le linee guida sono un importante risultato del lavoro condotto all’interno del PAR, il Tavolo regionale degli anziani; moltissime sono state le parti sociali che hanno partecipato alla loro stesura.

Dal 2005 al 2015, i giovani dell’Emilia-Romagna impegnati nel servizio civile sono stati 15.448. 13.715 sono i giovani che hanno svolto attività di servizio civile nazionale e 1.733 quelli destinati al servizio civile regionale, 405 dei quali nell’ambito del programma dell’Unione europea Garanzia Giovani. I posti finanziati per esperienze di servizio civile all’estero gestiti da enti dell’Emilia-Romagna sono stati 378. I finanziamenti della Regione per il Servizio civile regionale (fino al 2013 per i giovani stranieri e poi aperto a tutti nel 2014 e 2015) ha avuto un andamento costante e un significativo incremento nel 2015 (+20%). Secondo quanto stabilito nel Piano triennale regionale 2016-18, le risorse del fondo regionale del servizio civile sono confermate in 600.000 euro all’anno.

Francesca Marchetti - CONSIGLIERA REGIONALE
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