Dove finisce quello che postiamo sul web? Una foto su Instagram, un live video su Snapchat, un commento su Facebook… La consapevolezza di ciò che carichiamo sul web, delle conseguenze che ogni azione digital che compiamo, delle reazioni che suscita ciò che pubblichiamo non è massima tra gli adulti, tantomeno lo è tra giovani e adolescenti.

Ne abbiamo parlato nella seduta congiunta delle Commissioni Cultura, Politiche per la salute e Parità insieme alla Vicepresidente della Giunta e Assessore regionale al Welfare Elisabetta Gualmini, alla neo-eletta Garante regionale dei Diritti dei Minori Clede Maria Garavini, alla presidente del Corecom Emilia-Romagna Giovanna Cosenza e con Geo Ceccaroli, dirigente regionale della Polizia Postale.

L’Osservatorio regionale per il contrasto del bullismo in Emilia-Romagna raccoglie i dati e segnala importanti novità sulle modalità con cui cambiano le azioni di bullismo (si conta almeno un caso nuovo al giorno). Un fenomeno che per essere risolto ha innanzitutto bisogno di essere conosciuto e compreso. È questo il primo passo per costruire e rafforzare una rete regionale per la prevenzione e il contrasto in ambito scolastico e nei luoghi di aggregazione giovanile.

Il “Protocollo di intesa sull’uso consapevole delle nuove tecnologie da parte dei giovani” siglato (a ottobre 2016) da Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, Polizia di Stato (Questura di Bologna e Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni per l’Emilia Romagna), CORECOM Emilia-Romagna, Garante per l’infanzia e l’Adolescenza e Università di Bologna – Dipartimento di Psicologia, si pone l’obiettivo di promuovere le competenze e armonizzare le azioni di prevenzione relative ad un corretto uso dei social network.

La vera sfida, quando gli episodi e la gravità del bullismo e del cyberbullismo risultano in crescita, è quella di fare ciascuno la propria parte in un percorso di analisi per imparare a conoscere (e ri-conoscere) un fenomeno che sotto certi aspetti oggi risulta “nuovo” e proseguire poi sul piano educativo. Richiamo anche il ruolo di chi è “spettatore” di azioni di bullismo: quel ruolo diventa necessariamente quello del complice se davanti alla violenza si rimane indifferenti.

L’approccio alla questione è quindi sostanzialmente di tipo culturale ed educativo.

Il web è il teatro in cui si sperimenta l’aggressività e di fronte ad episodi di cyberbullismo servono due tipi di risposte: una in grado di rispondere immediatamente alla fase di emergenza (penso quindi alla rimozione di contenuti) l’altra invece più profonda coinvolgendo ogni soggetto della rete sociale – le famiglie, le istituzioni a partire da quella scolastica e i giovani stessi, vittime e autori di aggressioni e violenze – per attuare una politica di prevenzione.